Dalle crepe passano le luci più belle: la nascita di Storie Artigiane

La splendida copertina disegnata da Antonio Lo Presti in arte Papuzze.

All’inizio dell’estate 2022 non cercavo un nuovo progetto. Ne avevo già uno: un libro fotografico a cui avevo lavorato per anni, con dedizione, pazienza e tanta fatica. Avrebbe dovuto essere l’estate delle presentazioni, degli incontri, delle mostre fotografiche; dei chilometri percorsi per raccontare l’Italia attraverso il lavoro manuale.
Ma le cose andarono diversamente.

Il mio primo libro era drammaticamente in ritardo. Un ritardo che, nel giro di poche settimane, si sarebbe trasformato in qualcosa di più profondo e doloroso: un progetto praticamente arenato, con poche possibilità di vedere la luce.
Le cause? Problemi editoriali, tempistiche saltate, enormi difficoltà. Il libro, in cui avevo riversato passione, sogni e un bel po’ di soldi, sembrava destinato a una vita breve e complicata.

Fu un colpo. Uno di quelli che, se non stai attento, ti risucchiano. Potevo arrendermi, prendermela con la sfortuna, piangermi addosso. E forse, per qualche giorno, lo feci.
Poi, però, decisi che no, non era quello il mio stile.

Una domenica calda e una replica in TV

Ricordo perfettamente il momento in cui tutto cambiò. Era una domenica afosa, di quelle in cui l’aria sembra immobile. Ero nella taverna di Sara, dove spesso mi rifugiavo per trovare un po’ di fresco. In sottofondo, una replica di un programma di Licia Colò – la mia ispirazione da sempre – parlava di Orvieto e di due artigiani locali: l’orvietano e la signora del merletto tipico.
Li ascoltai parlare del loro lavoro con una luce negli occhi che mi colpì. E, all’improvviso, arrivò l’illuminazione.

Se il mio libro fotografico era fermo, forse era il momento giusto per iniziare qualcosa di nuovo. Ma non solo: qualcosa di ancora più profondo.

Per gioco, quasi per sfida, decisi che avrei scritto loro. Se avessero accettato il mio invito, se fossero stati disposti a raccontarmi la loro storia, avrei preso quel segnale come un “sì” del destino. Un semaforo verde.
E così fu.

Dalla Valtellina a Mergozzo: il viaggio dei 17 artigiani

Con il loro “sì”, il progetto prese forma. Iniziai a disegnare un nuovo itinerario, questa volta seguendo un criterio completamente diverso: artigiani legati alla tradizione del territorio. Mani che lavorano il legno, la ceramica, il cuoio, l’oro. Mani che tramandano, raccontano, creano.

Partii dalla Valtellina, tra Chiesa Valmalenco e Morbegno, dove incontrai un artigiano della pietra ollare e uno che lavorava il pezzotto tipico. Poi fu la volta di Milano, Lissone, Cremona. Ogni tappa aggiungeva un tassello al puzzle.
Il viaggio continuò verso sud: Orvieto, Matera, Monte Sant’Angelo. Poi Scanno, con una breve pausa forzata a casa, causa Covid. Una volta ristabilito, ripresi la strada: Volterra, Firenze, Venezia e infine Mergozzo, in Piemonte.

In otto regioni italiane incontrai 17 artigiani. Ognuno con la sua storia, il suo sapere, la sua bottega.

Storie Artigiane: il libro che non avevo programmato

Quello che era nato per “salvare” un’estate apparentemente compromessa divenne molto di più: un nuovo libro.
Storie Artigiane non è solo una raccolta di racconti, ma un inno alla bellezza silenziosa di un’Italia che sa ancora incantare. Un’Italia fatta di persone vere, che ogni giorno scelgono di custodire tradizioni antiche e di farne un mestiere.

Ogni storia è un microcosmo, un piccolo universo fatto di passione, dedizione e amore per ciò che si fa. Ma anche di fatica, sacrifici, scelte coraggiose.

Un viaggio tra cultura, tradizione e identità

Lungo il cammino ho imparato che l’artigianato italiano non è solo estetica. È identità. È memoria.
Ogni bottega visitata, ogni artigiano incontrato, mi ha insegnato qualcosa di nuovo: sul valore del tempo, sul rispetto per i materiali, sull’importanza della trasmissione.
Ho capito che questi luoghi non sono solo spazi di lavoro: sono veri e propri luoghi del sapere.

Le fotografie che accompagnano i racconti non sono semplici immagini: sono tentativi di fermare un gesto, una scintilla di passione.
Ogni scatto è un invito a rallentare, a guardare davvero.

Il vero viaggio? È quello che non ti aspetti

Storie Artigiane non esisterebbe senza quel primo libro fotografico rimasto indietro. È paradossale, ma è così.
Quella battuta d’arresto mi ha costretto a cambiare strada, a guardare altrove.
E in quell’“altrove” ho trovato qualcosa di straordinario: un’Italia diversa, silenziosa, resistente.

Un’Italia che vale la pena raccontare.

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