
Ci sono luoghi che ti restano dentro, che continui a sognare anche dopo averli vissuti. Per me, la Val d’Orcia è esattamente questo: una tela dipinta a mano, un angolo di Toscana che sembra uscito da un film — e in parte, lo è davvero. Ci sono stato due volte, ma è l’estate del 2020 quella che porto più nel cuore. Un’estate strana, incerta, segnata dal Covid, in cui ogni decisione sembrava un azzardo… eppure, all’ultimo, decisi di partire. Destinazione: Pienza.

La scelta di Pienza: tra poesia e silenzio
Avevo bisogno di bellezza e silenzio. Pienza, la città ideale del Rinascimento, con i suoi vicoli romantici, i panorami che si aprono tra i palazzi rinascimentali e l’aria intrisa di storia e profumo di campagna, era il rifugio perfetto. Scelsi un hotel con piscina, perché sapevo che, dopo giornate trascorse a rincorrere la luce perfetta con la reflex, avrei avuto bisogno di refrigerio e riposo. E non mi sbagliavo.

Un viaggio fotografico nel cuore della bellezza
Non era un semplice viaggio: era un pellegrinaggio nei luoghi dei miei sogni fotografici. Nelle settimane che precedevano la partenza, a casa, avevo tracciato itinerari e cerchiato sulla mappa ogni punto che desideravo immortalare.

La rotonda dei cipressi a San Quirico d’Orcia, perfetta nella sua geometria naturale.
Non appena si lascia San Quirico e si supera un viadotto, sul lato della strada appare questa collinetta, in cima alla quale si ammira un autentico santuario naturale.
No, non sto esagerando. Superato un punto un po’ critico, si trova un piccolo rientro dove parcheggiare. Da lì si prosegue a piedi, immersi nel tipico paesaggio agricolo toscano. Tra il via vai continuo di curiosi e turisti, si giunge ad ammirare questo meraviglioso punto panoramico, che ricorda quasi un luogo sacro, con tutti i “pellegrini” che vi si recano in religioso silenzio.

La Cappella della Madonna di Vitaleta, silenziosa e immersa tra campi dorati, appare quasi irreale nella sua semplicità.

La si scorge in lontananza dalla strada provinciale tra San Quirico e Pienza. Dopo aver lasciato l’auto in un ampio parcheggio, si percorre a piedi un sentiero che conduce a uno dei simboli iconici della Val d’Orcia.

I campi elisi del Gladiatore, dove ci si aspetta quasi di vedere Russell Crowe sbucare tra le spighe.
Dal belvedere di Pienza si ammira dall’alto l’intera vallata. Scendendo lungo un sentiero, con un po’ di immaginazione, ci si può ritrovare nella celebre scena del film Il Gladiatore.

Le celebri curve di Montichiello, che mi hanno fatto sudare sette camicie per trovare l’angolazione giusta, ma che ripagano ogni sforzo con una visuale mozzafiato.

Il punto migliore per godere dello spettacolo è al tramonto, nella parte alta della strada, poco prima di entrare nel borgo. Da lì, tra i campi, si apre uno dei paesaggi più suggestivi della Toscana.

Il viale di cipressi dell’agriturismo Poggio Covili, un classico da cartolina.
Vederlo dal vivo, però, è tutta un’altra cosa: un colpo d’occhio potente, che resta impresso nella memoria.

E poi, naturalmente, Pienza stessa, con i suoi scorci perfetti per chi ama perdersi con la macchina fotografica tra luci e ombre. Ogni angolo sembrava chiamarmi per uno scatto.

Bagni Vignone e le crete senesi: tra acqua e terra
Una tappa imperdibile era Bagni Vignone, con la sua antica vasca termale al centro del borgo.

Lì il tempo sembra davvero fermarsi. E come non proseguire verso le crete senesi? Colline lunari, brulle e morbide, che sembrano appartenere a un altro mondo.

Le strade bianche: un viaggio nel viaggio
Ma il vero cuore dell’esperienza è stato lasciarsi andare senza meta, percorrendo le strade bianche tipiche della Toscana. Strade che, apparentemente, non portano da nessuna parte — ma che, in realtà, conducono ovunque. Curva dopo curva, la Val d’Orcia si apriva davanti a me in scorci improvvisi, in composizioni perfette, senza che io dovessi muovere nulla. Il paesaggio faceva tutto da sé.

Un amore che resta
Quello non fu solo un viaggio. Fu la realizzazione di un desiderio: un ritorno alla semplicità, alla bellezza autentica, al potere della natura e della luce. Ancora oggi, riguardando le foto di quei giorni, sento il vento caldo di luglio, rivedo i cipressi stagliarsi contro il cielo e risento il profumo della terra toscana.

E so che tornerò. Perché certi luoghi, come certi amori, non finiscono mai davvero.

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