Quando il riporto volò via

 “Racconti di Vita Vera: quando la realtà supera la comicità” episodio n°2

Erano i primi anni ’90… Adesso non ricordo l’anno preciso, ma di sicuro ero ancora a Foggia.
Sì, lo so… non infierite. Al Sud si dice che siano indietro di dieci anni. A Foggia… quindici.
Avevano appena festeggiato l’invenzione della ruota.

Io, però, avevo già le idee chiare: volevo scappare. Volevo vedere la civiltà!
Durante l’estate facevo lavoretti, dicevo: “Giusto per capire il giro del fumo”.

Un giorno eravamo sul balcone di un cliente. Dovevamo installare una pompa di calore – che già allora, per noi, era come dire: “Stiamo montando il teletrasporto”.
Il tizio, simpaticissimo eh, aveva un riporto… come dire… importante. Partiva da dietro l’orecchio sinistro e attraversava la testa come un traghetto sullo Stretto.

Ma ecco il colpo di scena.
Una folata di vento sollevò quel coperchio di capelli come se aprisse il cofano di una 127…
La pelata si mostrò al mondo in tutto il suo splendore: bianca, lucida, abbagliante.
Io scoppiai a ridere. Ma proprio a ridere di cuore, come solo un giovane spensierato, con tanti capelli neri da essere soprannominato Calimero, poteva fare.

E fu in quel momento che feci un giuramento:
“Se mai perderò un solo capello… ZAC! Rasatura immediata!”

E così fu.
Anno 2006. Una mattina mi guardai allo specchio e vidi… una chiazza. Non di sole. Di calvizie.
Presi il rasoio e mi dissi:
“Meglio lucido che ri-portato!”

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