Sotto Sorveglianza

Cronaca di una donna (quasi) adulta in fuga da se stessa e dalle disavventure.

CAPITOLO 4

Per le ultime due settimane a Milano, Rosa aveva accettato l’ospitalità di Chiara.

Lei era stata davvero gentile, di questo era convinta. Generosa, premurosa, sempre pronta a offrirle un caffè, un consiglio, una crema viso antismog — “ti fa bene, fidati.
Ma la casa… beh, la casa era un esperimento di convivenza tra l’umano e l’entropia.
E Chiara… Chiara era sempre lì. Sempre. Lì.
A parlare.

Parlava al mattino durante la colazione, parlava mentre Rosa cercava di lavorare, parlava anche da dietro la porta del bagno:
«Vuoi del tè allo zenzero?»

Rosa si sentiva pressata. Osservata. Come una pallina in un flipper spirituale.
Zero privacy. Zero silenzio. Zero ossigeno.

Ogni gesto sembrava sorvegliato, ogni momento costantemente visto.
E non era solo una sensazione.
Un giorno notò una lucina rossa sulla mensola.

Non riusciva nemmeno a deglutire.

Quella sera, mentre cercava di rilassarsi sul letto, alzando gli occhi verso la libreria, la vide: una telecamera. Il punto di non ritorno.
Provò a convincersi che andasse tutto bene. Ma la mente è subdola.

L’idea che qualcuno, per sbaglio o per noia, potesse aprire l’app proprio mentre si stava togliendo i pantaloni la divorò viva.
Quella notte si svegliò ogni due ore.
Il pensiero che qualcuno — o qualcosa — potesse riprenderla mentre si allacciava il reggiseno o cercava i calzini nel buio la paralizzava.

Iniziò a spostare il letto. Dormiva in una zona cieca della stanza, dietro un separé improvvisato con un tappeto e una sedia.
«Così almeno non mi vede nessuno…» mormorava, cercando di convincersi che fosse tutto sotto controllo.

Spoiler: non lo era.

Dopo un dormiveglia isterico, alle sei del mattino era già vestita e con la borsa pronta, come un’agente sotto copertura che ha fiutato il pericolo.
La casa aveva quell’odore costante di lettiera e incenso, un mix che in altri momenti avrebbe definito esotico, ma che ora le dava solo ansia.

La gatta più anziana si piazzava ogni volta fuori dalla porta del bagno, occhi fissi, in posizione da vigilante. Non faceva nulla. Ma bastava il suo silenzio per sentirsi sotto interrogatorio.

Il giorno dopo, con un misto di ironia e imbarazzo, Rosa sputò il rospo: «Guarda, Chiara… lo so che non mi state spiando, ma… e se per sbaglio aprite l’app proprio mentre mi tolgo i pantaloni?»

Chiara rise.
Rosa un po’ meno.

«È solo una videocamera di sorveglianza,» disse Chiara, con la leggerezza di chi annuncia che ha messo su l’acqua per la pasta.
«Ma è spenta, tranquilla.»

Sì, certo. Spenta.

Così Rosa dormiva, mangiava e si cambiava con la sensazione di essere osservata da umani, felini e intelligenze artificiali. E ogni volta che uno dei gatti la fissava mentre piegava i vestiti, pensava:
“Anche tu, Brigitte?”

Aveva nostalgia dei suoi muri biancastri, dei cuscini sbilenchi, del bagno personale con il tappetino umido nel punto sbagliato.

Non vedeva l’ora di tornare a casa. Anzi: non vedeva l’ora di avere di nuovo una casa.

Epilogo – Lezione Milanese

Milano le aveva insegnato molto.
Aveva lavorato bene, conosciuto persone brillanti, si era sentita vista e apprezzata.

Si era sentita viva, utile, sveglia.

Ma tra blackout imprevisti, cimici casuali, pioggia in salotto, divani senza identità, gatte in coda per il bagno e una videocamera con il potere ansiogeno del nudo involontario… aveva capito una cosa semplice: una casa, anche temporanea, deve essere un rifugio. Un luogo dove potersi togliere i pantaloni senza temere l’occhio di un server cloud.

E certo, ammettiamolo: quei fisici scolpiti che spaccavano legna nel cortile avevano avuto un ruolo fondamentale nel tenere alto il morale.
Ma anche le apparizioni divine, dopo un po’, stancano.

La città era bella, frenetica, piena di stimoli. Ma senza un posto proprio dove sprofondare la sera, persino il lavoro dei sogni rischia di diventare una lotta.

Alla fine del mese e mezzo, Rosa era fiera.

Aveva fatto quello che doveva fare. Aveva resistito. Aveva lavorato bene.

E ora sapeva esattamente cosa cercare, la prossima volta che qualcuno le offriva ospitalità: una porta chiudibile e l’assenza totale di webcam.
Aveva costruito relazioni vere. Aveva imparato a saldare rapporti e poi c’era Luca, amore e odio.

E ora, finalmente, si preparava a tornare a casa. Ma questo era solo un arrivederci!

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