
La vita toglie, la vita restituisce: può sembrare retorica questa affermazione, ma è proprio quello che mi sta capitando in questo ultimo periodo. Se ripenso a ciò che ho attraversato e superato esattamente un anno fa, ancora non riesco a capacitarmene, e invece eccomi qui, a godermi la serenità che, dopo un anno così drammatico, sto finalmente ricevendo.
Mercoledì 29 ottobre ho sostenuto l’ultima prova del concorso da istruttore dei servizi di biblioteca per il Comune di Milano.
Spoiler: è andato egregiamente, sono rientrato in graduatoria.
Questa avventura è iniziata nei primi giorni di giugno, quando ero in servizio all’ufficio elettorale di Milano. Avevo ottenuto quell’incarico di due mesi, insieme a un numeroso gruppo di colleghe e colleghi, grazie a due graduatorie di altri concorsi che avevo superato due anni prima: uno sempre come bibliotecario, più precisamente come collaboratore dei servizi bibliotecari e culturali, e l’altro come collaboratore dei servizi museali, sempre al Comune di Milano.
Insomma, un bel vizio il mio: la passione per l’arte e la cultura.
Ricordo che erano gli ultimi giorni all’ufficio elettorale quando, passando davanti alla mia postazione 4, la mia cara collega Patrizia mi disse:
“Paolo, hai visto? Hanno aperto un nuovo concorso da bibliotecario.”
Da quel momento nella mia testa si è fissato un obiettivo chiaro: bisognava studiare, e tanto, per affrontare nel miglior modo possibile questa sfida.
Ho cercato di coinvolgere quante più colleghe e colleghi possibili per formare un gruppo di studio — credo molto nella socialità e nella condivisione.

Così, sabato 28 giugno, finalmente il gruppo di studio ha preso forma: io, Filippo, Magda, Chiara e Cliza ci siamo ritrovati alla Biblioteca di Calvairate.
Quel luogo ha fatto scoccare nel mio cuore una scintilla: si è creato da subito un legame affettivo autentico.
La biblioteca è stupenda; da due anni è stata completamente ristrutturata e, curiosamente, è stata anche sede di studio del design thinking. Forse anche questo, inconsciamente, ha contribuito a renderla un luogo del cuore.
E sì, perché questa volta, mentre studiavo i corposi manuali, ho fatto un vero e proprio upgrade mentale: non era più un semplice esercizio di memoria o logica nozionistica, ma una scoperta piacevole di argomenti che mi appassionavano davvero.
Il design thinking è uno di questi: rappresenta pienamente il mio approccio alla vita, quello di guardare alle sfide come a momenti creativi, occasioni per trovare soluzioni anche quando tutto sembra negativo.
Sono stati mesi duri ma anche molto stimolanti. Abbiamo riscoperto l’aula studio dell’Università Statale di Milano, un posto comodo per studiare insieme e discutere ad alta voce. Non la frequentavo più dal lontano 2011, anno della mia laurea.
Superato lo scoglio della prima prova scritta, venerdì 11 luglio alle 8:30 del mattino, ricordo l’ansia per la paura che saltasse la corrente elettrica — se avessi perso la connessione, sarei stato escluso dal concorso.
Una volta superato quello scoglio, è iniziata la lunga attesa per il calendario dell’orale.
Un’estate di sacrifici: ho rinunciato alle vacanze con la scusa dello studio, ma la verità è che il motivo principale era il lavoro. Dal 1º settembre sarei rimasto senza alcun ammortizzatore sociale: la NASpI era terminata il 31 agosto.
Sono rimasto nella mia soffocante mansarda mentre quasi tutto il mondo si godeva il meritato periodo di ferie. Ma, come sempre, ho scelto di guardare il bicchiere mezzo pieno e mi sono dedicato allo studio con dedizione assoluta, “mettendo nel congelatore” tutto il resto.
A chiunque mi chiedesse qualcosa rispondevo:
“Devo concentrarmi per l’orale del concorso.”
Speravo che da un momento all’altro sarebbe uscita la comunicazione con le date.
Ho trascurato tutto, anche il mio canale YouTube: ho pubblicato pochissimi contenuti, ma la causa era più che nobile.
Come dicevo all’inizio, la vita toglie e la vita restituisce.
A settembre, quando sembrava che tutto stesse precipitando, ho ricevuto la convocazione per il mio primo incarico annuale — fino al 30 giugno — come assistente tecnico. Era un part-time e lo stipendio restava sotto i mille euro, ma andava benissimo: l’importante era uscire dalla gabbia della mansarda, e così è stato.
Una mattina, mentre ero in servizio, mi arriva un messaggio:
“È uscito il calendario della prova orale.”
Finalmente avevamo una data: a me toccava mercoledì 29 ottobre.
Abbiamo rimesso in moto il gruppo di studio e, con Chiara, Magda e Diego, abbiamo faticato come matti.
Abbiamo “stalkerato” positivamente alcuni bibliotecari delle rionali di Milano per capire diversi dettagli tecnici, siamo tornati a studiare alla Statale, e ovviamente al nostro luogo del cuore, Calvairate — senza dimenticare la Sormani.
Abbiamo analizzato nel dettaglio il portale del Sistema Bibliotecario di Milano, e una delle cose che più mi ha colpito è la grande attenzione verso la realizzazione concreta dei progetti legati all’Agenda ONU 2030, con quattro obiettivi specifici illustrati nel report di medio termine del Piano di Sviluppo 2023–2026.
Ho apprezzato molto anche l’impegno verso quei valori di socialità e inclusività che il Manifesto IFLA-UNESCO delle Biblioteche tanto promuove.

Ecco, questo è uno di quei punti che smentisce il luogo comune del “sono tutti uguali” riferito ai politici.
Alla fine, il fatidico giorno è arrivato.

La coincidenza ha voluto che dovessi essere solo, perché le mie colleghe e i miei colleghi sarebbero dovuti essere al lavoro, ma ironia della sorte proprio quella mattina sono stati convocati in Bergognone per la proroga.
Non ero solo, e alla domanda di una di loro:
«Paolo, come ti senti?»
Ho risposto sorridendo:
«Come il leone della Metro Goldwyn Mayer: pronto a sbranare la mia preda.»
Terminato l’appello della mia sottocommissione, ho iniziato a salire le scale che portavano al secondo piano per attendere con pazienza il mio turno. Ero l’ultimo del mattino. Quando è arrivato il mio momento, ho fatto un respiro profondo e, come so fare benissimo, ho iniziato a parlare senza fermarmi più.
Il resto ormai è cronaca: anche questa volta ho vinto io!
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