La voce del vento
“Ogni riferimento a persone, cose o fatti realmente esistenti o accaduti è puramente casuale.”
Novembre 2015
La sabbia era chiara, sottile come farina tra le dita. Il vento soffiava senza sosta, caldo e deciso, spostando l’aria con la costanza di qualcosa che non conosce tregua. La temperatura si manteneva dolce, tra i venticinque e i ventisette gradi, come se quella terra non conoscesse stagioni vere, solo un’unica, lunga primavera.
Era la loro prima vacanza insieme. Non una fuga improvvisata, né un fine settimana rubato al tempo, ma giorni veri, distesi, solo per loro. Dopo due anni di attese, rinvii, valigie disfatte prima ancora di partire. A causa di un breve lavoro che aveva tenuto Aurora occupata per tutta l’estate, lui — con amore e pazienza — aveva rimandato tutto fino a novembre. Ma adesso erano lì, su quell’isola meravigliosa. Lontani da tutto, vicini solo a sé stessi.
Camminavano a piedi nudi lungo una spiaggia che sembrava non finire mai. Le dune si alternavano a tratti più piatti, punteggiati da cespugli secchi e rocce pallide. Il paesaggio era brullo, scarno, ma non ostile. Aveva la bellezza nuda delle cose vere.
Aurora camminava davanti, lasciando piccole impronte nella sabbia. Si era tolta le scarpe appena arrivati, e da allora non le aveva più rimesse. Alessandro la seguiva in silenzio, a qualche passo di distanza. Ogni tanto lei si voltava, solo per assicurarsi che ci fosse ancora. Non c’era bisogno di parole.
Poi, all’improvviso, apparve una piccola casetta bianca, solitaria sulla costa. Un rettangolo essenziale, con la porta spalancata e una sedia di legno sbiadito proprio davanti. Sembrava disabitata, eppure, dal suo interno, si levava un canto lieve — una melodia antica, sussurrata dal vento. Sulla soglia, seduta sulla sedia, c’era una donna anziana. Portava un foulard color sabbia e i capelli bianchi erano raccolti con un fazzoletto azzurro. Il suo sguardo, immobile, era perduto nell’oceano.
“Scusate,” disse lei, prima ancora che potessero parlare. “Siete italiani, vero?” Annuirono entrambi. Aurora sorrise. “Come lo ha capito?” “Dal modo in cui state zitti insieme,” rispose la donna, senza ironia. “Gli italiani si capiscono anche nel silenzio. E portano l’amore addosso, come una ferita che non vogliono guarire.” Alessandro accennò un sorriso, ma la frase lo lasciò pensieroso. “Lei vive qui?” “Ci vengo ogni novembre. Sempre lo stesso mese, sempre lo stesso posto. È l’unico momento in cui riesco a sentirlo.” “Chi?” chiese Aurora, abbassando leggermente la voce.
“Mio marito. O qualcosa che ne resta. Era un uomo di mare. Forte, silenzioso. Un giorno partì e non tornò più. Ma io torno qui, ogni anno. Questo era il nostro posto. Non dove ci siamo incontrati, né dove ci siamo detti addio. Ma dove ci siamo amati davvero. Una sola volta. Ma bastò.”
Il vento le muoveva il foulard e i capelli, ma lei rimaneva ferma, solida, come una roccia.
“Non ho mai saputo cosa gli sia successo. Qualcuno dice naufragio, altri parlano di scelta. Una lettera arrivò, ma non spiegava nulla. Disse solo: Non credere mai che il silenzio significhi assenza. E io, da allora, ho scelto di aspettarlo nel vento.”
Aurora si avvicinò ancora. “Non ha mai voluto sapere la verità?”
La donna si voltò. I suoi occhi erano lucidi, ma calmi. “Ci sono verità che non servono. Possono spezzare ciò che resta dell’amore. Meglio un silenzio che protegge, che una spiegazione che ferisce.”
Guardò entrambi per un istante più lungo. “Quando amerete abbastanza da non dovervi dire tutto, allora saprete che avete scelto davvero.” Poi si alzò, appoggiandosi a un bastone sottile. “Qui il tempo si muove piano. E il futuro arriva in silenzio. Ma arriva.”
Si allontanò tra le rocce e le dune basse, scomparendo nella luce rosa del tramonto.
Quella notte, nella loro stanza bianca affacciata sull’oceano, Alessandro rimase sveglio a lungo. Il vento colpiva i vetri senza fretta, come a voler dire qualcosa. Aurora dormiva accanto a lui, con la mano che sfiorava la sua. Ripensava alla donna. Alle sue parole. Al suo segreto. E una domanda gli si piantò addosso, sottile, leggera, ma difficile da scacciare: E se anche per loro, un giorno, l’amore dovesse passare attraverso un silenzio?
Fu solo un pensiero. Ma come il vento, lì, i pensieri non smettevano mai.
La canzone che ti suggerisco di ascoltare per questo capitolo è:
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