Il viaggio che ha dato origine a un progetto sull’artigianato italiano

Nel tempo, sul mio blog ho già raccontato parte di questo percorso attraverso articoli dedicati agli artigiani e ai territori incontrati lungo la strada. Quello che stai per leggere, però, è qualcosa di diverso. È un diario di viaggio che torna all’origine di tutto: a come il progetto è nato, alle decisioni prese quasi d’istinto, agli incontri, agli imprevisti e agli aneddoti che hanno accompagnato il viaggio e hanno reso possibile l’intero lavoro.
Il cambiamento come punto di partenza
“Il cambiamento è una forza propulsiva.“
Detta così potrebbe sembrare lo slogan perfetto di uno di quei guru motivazionali che cercano di venderti qualcosa promettendoti il bengodi. Ma se ci fermiamo un attimo e rileggiamo con attenzione quelle sei parole, ci accorgiamo che raccontano una verità semplice e potente.
Quando accade qualcosa di imprevisto che ti mette di fronte a una scelta — pillola rossa o pillola blu — non ci sono molte alternative. Senti la terra sotto i piedi che inizia a sgretolarsi. Puoi scegliere la paura e rifugiarti nella zona di comfort, rassicurante ma sterile, oppure decidere di cogliere quell’energia dirompente, scardinarla e lasciarti sorprendere da ciò che può nascere.
Questo è esattamente quello che è successo a me alla fine di maggio del 2022.
Ero in attesa dell’uscita della mia prima pubblicazione, Mani, un libro esclusivamente fotografico, un progetto molto ambizioso. I tempi di pubblicazione, però, continuavano ad allungarsi e tutto il calendario di presentazioni che avevo organizzato in giro per l’Italia stava lentamente andando in fumo.
In quel momento cercai di non abbattermi e di guardare il famoso bicchiere mezzo pieno. Non era semplice: avevo fatto una scommessa importante, anche dal punto di vista economico. Ero inesperto e, nello stesso periodo, stavo affrontando la perdita del mio lavoro “sicuro” dopo più di vent’anni. Insomma, avevo una forte necessità di rimettermi in gioco per costruire il mio nuovo futuro.
Nonostante tutto, decisi di non abbattermi. Una domenica di inizio giugno — ricordo come se fossero passati pochissimi giorni da quel 16 giugno — stavo guardando una replica di un programma su Canale 2000 condotto da una mia mentore, Licia Colò. Era a Orvieto e stava intervistando due artigiani locali, quando improvvisamente mi si accese una lampadina nel cervello.
Doveva essere l’estate delle presentazioni in giro per l’Italia: perché non trasformarla nell’estate di un nuovo grande progetto itinerante? Un viaggio. Un racconto. Un’Italia fatta di artigiani e delle loro storie, profondamente legate ai territori.
Per testare la bontà di quell’idea decisi di affidarmi a un segnale: se i due artigiani di Orvieto avessero risposto positivamente, l’avrei preso come un sì. E così fu. Da lì iniziai a studiare, cercare, contattare artigiani, persone che realizzassero qualcosa di autentico e profondamente connesso al luogo in cui vivevano.
Il budget era limitato e il progetto doveva rimanere contenuto. Quello che inizialmente doveva essere un piano B si è trasformato in un’esperienza capace di cambiare il mio modo di guardare al lavoro artigiano.
Il viaggio iniziò mercoledì 6 luglio.
Non sapevo esattamente cosa avrei trovato lungo la strada, né dove mi avrebbe portato tutto questo. Sapevo solo che avevo bisogno di partire.
Storie Artigiane nasce da questa necessità e prende forma capitolo dopo capitolo, incontro dopo incontro.
Il primo capitolo è il punto di partenza: da lì tutto ha iniziato a muoversi.
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