Viaggio nell’artigianato lombardo: lavec, pezzotti e maestri della tradizione

Come vi anticipavo nell’episodio precedente, l’idea illuminante nasce domenica 16 giugno 2022. Da lì mi misi subito al lavoro: nel giro di poche ore avevo già individuato gli indirizzi e-mail del signor Bernardini dell’Orvietano, e della signora Lovisa, artigiana del merletto di Orvieto.
Dopo alcuni giorni, non avendo ricevuto risposta alle mie mail, iniziai a telefonare. Anche in questo caso non fu semplice: i continui call center che ci bombardano quotidianamente rendono, giustamente, diffidente chi deve rispondere a un numero sconosciuto. Superato l’impasse iniziale, cominciai però a capire come muovermi.
Dovevo stilare un calendario di appuntamenti che si adattasse alle mie ferie estive. Mi misi quindi alla ricerca di artigiani tipici della Lombardia: avrei voluto iniziare il viaggio proprio da casa mia. Fu così che scoprii la tradizione dei lavec e del pezzotto della Valtellina. Trovai il sito internet del carissimo Davide Ruffoni, che fu gentilissimo nel mettermi in contatto con i fratelli Gaggi di Chiesa in Valmalenco, custodi delle caratteristiche pentole in pietra ollare.
Ovviamente non poteva mancare Cremona con la sua liuteria. Individuai nel maestro Stefano Conia la realtà che meglio rappresentava la tradizione liutaria cremonese, anche perché proprio in quel periodo festeggiava i cinquant’anni della sua storica bottega.
Volevo inoltre rappresentare Milano. Avevo due possibilità: la meravigliosa bottega I fiori nella rete, nel Vicolo dei Lavandai, e la storica, bellissima e affascinante Orologeria Sangalli, negozio storico nel cuore di Milano, attivo dal 1900, anch’esso con una storia incantevole da raccontare. Purtroppo, con grande dispiacere, chi gestiva il progetto editoriale (non l’editore) decise di tagliare la storia di Silvia e della sua deliziosa bottega. Mi ripromisi però che quel racconto romantico e fantastico sarebbe rientrato in Quello che le mani non dicono, e così avvenne.
In un secondo momento individuai anche un artigiano di Lissone che aveva da raccontarmi storie molto importanti della rinomatissima tappezzeria brianzola, precisamente a Lissone. Andai a intervistarlo alla fine dell’estate: si trattava del signor Vergani.
Finalmente il calendario iniziava a prendere forma e, la mattina presto di mercoledì 6 luglio, io e l’altra partecipante al viaggio, nonché collaboratrice editoriale, partimmo alla volta di Chiesa in Valmalenco. Alloggiammo nel grazioso B&B Cà Malenca del signor Giulio, situato in un piccolo borgo di montagna nel cuore della Valmalenco: un incantevole rifugio alpino a Torre di Santa Maria. Fu una sosta davvero piacevole, soprattutto dopo il caldo torrido della città.
Nel pomeriggio, alle 15:00, avevamo appuntamento con i fratelli Gaggi, ma avevamo tutto il tempo per mangiare qualcosa di tipico. Dopo aver sistemato i bagagli presso la struttura, seguimmo il consiglio di Giulio, gentilissimo titolare, che ci indicò il ristorante Il Vassallo, dove degustammo piatti tipici come i pizzoccheri. Suggestiva fu la passeggiata lungo l’incantevole centro storico della contrada Vassalini: Il Vassallo, infatti, era la residenza estiva dei vescovi La Motta di Pavia.
Terminato il pranzo, rientrammo al B&B e successivamente ci recammo nel loro negozio, dove ci attendeva il signor Silvio Gaggi, uno dei due fratelli. Parlare con lui fu una vera scoperta: Silvio è un artigiano di tradizione familiare, figlio di una lunga stirpe di maestri che, dal 1738, tramandano i segreti della lavorazione della pietra ollare.
Silvio ha imparato diverse tecniche artistiche, dal decorativo al figurativo, dall’architettura alla pittura e alla scultura. Due sono i cardini della sua arte: la Valmalenco, con i colori delle montagne, dei boschi, che ispirano i suoi dipinti; e la Pietra Ollare, materia amata e rispettata, che nelle sue mani prende vita.
Per oltre due ore ci raccontò il suo lavoro e la sua storia, trasmettendoci la passione che anima ogni gesto della sua arte.
Terminata l’intervista, ci spostammo nella bottega poco più in alto nel paese. Lì ci aspettava suo fratello Alberto, che, attraverso l’uso del tornio, ci mostrò come si lavora la pietra ollare per realizzare i lavec. Fu un pomeriggio intenso e ricco di emozioni, perché con piacevole stupore scoprimmo che, oltre a loro due, era presente in bottega anche la compagna thailandese di Alberto Gaggi: una donna innamorata del suo lavoro, che ci spiegò con grande cura il tipo di lavorazione che svolgeva.
Conclusi gli incontri, rientrammo al B&B per rilassarci e riordinare le idee. Il mattino seguente ci alzammo presto e facemmo una ricca colazione di montagna; a Morbegno ci aspettava Davide Ruffoni. Prima di lasciare Torre di Santa Maria, però, seguimmo il consiglio di acquistare presso la macelleria Cometti una bresaola intera di piccolo taglio: un suggerimento decisamente azzeccato. Dopo circa un’ora e mezza di viaggio, arrivammo da Davide a Morbegno, dove si percepivano subito la cura e la passione che caratterizzano il suo lavoro. La famiglia Ruffoni realizza tappeti tessuti a mano dal 1935, portando avanti la tradizione del Pezzotto valtellinese, unita a una costante ricerca stilistica.
Alle 9:00 in punto eravamo davanti alla sua azienda. Dopo aver montato l’attrezzatura, iniziammo l’intervista. Davide ci spiegò come ogni tappeto nasca dall’esperienza decennale della famiglia e dalla collaborazione con professionisti e artisti, realizzato completamente a mano con materiali di origine naturale — cotone, lana, lino, velluto e ciniglia — secondo una filosofia che punta su qualità, estetica e pregio artistico.
Particolarmente interessante fu capire come l’uso del velluto per la trama e del lino per l’ordito renda ogni tappeto un pezzo unico: materiali pregiati e difficili da lavorare, ma che conferiscono ai tappeti Ruffoni un valore stilistico e artistico davvero notevole. Ci mostrò inoltre le diverse tipologie di lavorazione: l’orditura tradizionale in cotone, l’orditura “SUDAN” sempre in cotone e quella in lino, ciascuna combinabile con differenti tessuti per la trama, dando vita a tappeti unici nel loro genere.
Terminata l’intervista, Davide ci guidò alla scoperta delle varie lavorazioni, mostrandoci la cura, la precisione e l’amore per la tradizione che animano ogni fase della creazione dei tappeti.
Finito anche questo incontro, ripartimmo per rientrare a Milano. Il giorno successivo ci aspettava Cremona, che vi racconterò nel prossimo episodio.
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