Storie Artigiane Episodio 3

Artigianato italiano d’eccellenza: dalla liuteria di Cremona alle botteghe storiche di Milano.

Rientrati a Milano nel pomeriggio di giovedì 7 luglio, dovevamo prepararci per l’intervista del mattino seguente a Cremona con il Maestro Conia. Ricordo bene la fatica di quella notte, afosa e insonne, ma come si dice, «la mattina ha l’oro in bocca»: la sveglia suonò prestissimo. Alle 8:00 in punto dovevamo essere in bottega. Colazione dei campioni, doccia rigenerante e partimmo alla volta di Cremona.

All’orario stabilito eravamo lì, presso la meravigliosa liuteria Conia in corso Garibaldi. Ad accoglierci c’erano il Maestro Stefano e suo figlio, che con grande passione e attenzione ci raccontarono la loro storia, fatta di dedizione e amore per il loro mestiere. Numerosi furono gli aneddoti che il Maestro condivise sulla sua terra d’origine, l’Ungheria, e su come, giovanissimo, fosse venuto in Italia per studiare violino, iniziando poi a interessarsi alla costruzione di strumenti, seguendo l’esempio del padre, diplomato alla Scuola di Liuteria di Cremona.

Nel suo laboratorio, situato nel cuore di Cremona, realizza strumenti ispirandosi ai modelli dei grandi maestri classici, cimentandosi allo stesso tempo nella realizzazione di modelli personali. Per ogni strumento utilizza legni accuratamente selezionati e ben stagionati; le linee e le bombature sono classiche, la vernice intensa. Ogni pezzo è meticolosamente controllato e perfezionato acusticamente, corredato di certificato di originalità e garanzia.

Numerosi sono i premi ottenuti in concorsi nazionali e internazionali; oggi i suoi strumenti sono conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Una cosa che mi colpì di quella mattinata fu il silenzioso ritorno al lavoro del Maestro e di suo figlio, subito dopo l’intervista, le fotografie e il video. Memore delle esperienze precedenti, avevo deciso di iniziare a filmare anche gli artigiani che avrei incontrato, usando il mio iPhone, così da montare brevi clip per il mio piccolo canale YouTube. A quel tempo avevo solo nove iscritti e, quando spiegavo che il materiale sarebbe finito lì, lo facevo a bassa voce, temendo la domanda: «Quanti iscritti hai?». Con il tempo, però, l’impegno e la costanza hanno fatto crescere il canale, così come la qualità dei contenuti.

Meritavamo una breve pausa: ci fermammo al bar Lord Caffè, sotto il portico, per dissetarci, poi ripartimmo per Milano. Approfittai del fine settimana per organizzare gli ultimi dettagli del viaggio vero e proprio, previsto per lunedì 18 mattina.

Prima di partire per il Centro Italia, ci restava un’ultima settimana a Milano, che dedicammo alla penultima intervista lombarda. Martedì 12, infatti, nel primo pomeriggio avevamo appuntamento presso la storica Orologeria-Gioielleria Sangalli. Scelsi questa bottega non solo per gli arredi e la posizione, ma anche per la sua storia, che mi colpì particolarmente.

Fondata nel 1900, dopo 25 anni trascorsi in via Verri si trasferì nella sede attuale di via Bergamini, a due passi dal Duomo, diventando così testimone silenziosa delle trasformazioni culturali e artistiche di Milano nel corso del XX secolo. Nel tempo la bottega ha attraversato diverse trasformazioni con il susseguirsi dei membri della famiglia ed è sopravvissuta ai bombardamenti delle due guerre.

Nel 1970 si unì come socio Giuliano Sangalli, che fin da piccolo aveva imparato tutti i segreti dell’arte orologiaia, coltivando una profonda passione per gli ingranaggi. Ancora oggi il negozio è guidato dal signor Giuliano insieme ai figli Andrea e Davide e, nel corso degli anni, ha ricevuto importanti riconoscimenti, come i titoli di “Negozio storico” e “Bottega storica”, conferiti dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano.

Un episodio curioso accadde mentre stavo registrando il video: tutti gli orologi a cucù appesi nella stanza iniziarono a suonare contemporaneamente. Finita l’intervista, approfittai per una visita fuori programma in uno dei luoghi più suggestivi di Milano: la chiesa di San Bernardino alle Ossa, in piazza Santo Stefano, a due passi da via Bergamini. Nota anche come San Bernardino ai Morti, è famosa per la cappella ossario secentesca, le cui pareti sono per gran parte ricoperte da ossa disposte a formare autentiche decorazioni barocche.

Dopo questa visita, rientrai a casa. Ero soddisfatto: piano piano il mio progetto stava prendendo forma. Ma il vero viaggio stava per cominciare, pronto a regalarmi sorprese che vi racconterò nei prossimi episodi.

Lascia un commento